A DiMartedì succede che Rossella difenda il popolo

Non aveva nemmeno finito di rispondere alla domanda di Giovanni Floris – «Direttore, le piace Giorgia Meloni?», «No, non mi piace…» – che già era partito l’applauso dello studio. È così: pur di mettere fango nella macchina lanciata contro il premier si prendono a bordo gli ex avversari, i berlusconiani d’antan, chi è scomparso dai radar. Dev’essere stato per rientrarci a tutti i costi che lunedì scorso Carlo Rossella ha rilasciato una stupefacente intervista al Fatto quotidiano dicendo le peggio cose del capo del governo. Prontissimo di riflessi, il conduttore di DiMartedì l’ha convocato nel suo studio per offrirgli il poligono di tiro più comodo e ravvicinato al bersaglio inerme (La7, martedì ore 21,35, share del 5,6%, un milione di telespettatori). Infatti, in diretta su Stasera Italia di Rete 4, la premier aveva appena risposto ai giornalisti presenti a Palazzo Chigi al termine della consultazione con le opposizioni sulle riforme istituzionali, ma Floris non doveva essersene accorto se, interrogando Rossella, continuava a sottolineare che snobba i media e le conferenze stampa.

Dunque, il «presidente di Medusa film», secondo il sottopancia (non lo è più dal 2020 ndr), e messo sul piedistallo dal conduttore – «una lunghissima carriera ai vertici del giornalismo italiano, ex direttore della Stampa, del Tg1, del Tg5 e di Panorama» – puntava e sparava. «La Meloni non è la mia tazza di thè, come dicono gli inglesi. Non mi piace la sua politica, non mi piacciono le sue idee, non mi piace la sua arroganza». Il fatto curioso è che, nonostante l’abbronzatura di chi sembrava appena sceso da uno yacht, Rossella argomentava parlando di «popolo». Proprio così.

Al giornalista del Fatto aveva detto di non aver mai conosciuto la premier e di rifuggirne l’eventualità ma, chez Floris, ne stigmatizzava la propensione a non guardare negli occhi i suoi interlocutori e, insomma, l’inclinazione alla «tirannia». Nientemeno. Ovviamente non poteva mancare il parallelo qualificante: «Nel 1922 è andato al potere lui, nel 2022 è andata al potere lei». Ma la continuità di idee è palese. «Nel cocktail della Meloni» c’è una dose di fascismo, di autoritarismo… Infatti, assicurava l’azzimato Rossella, lei «non vuole capire le idee degli altri» perché «è distante dal popolo, non è certo vicina al popolo». Gli dia retta la premier, che lui il popolo lo conosce bene, perché «da ragazzo ero un po’ snob e quando tornavo al mio paese mi pigliavano per i fondelli per il mio snobismo». Tra i molti dubbi se ne sia davvero guarito, di sicuro c’è che, d’ora in avanti, l’indimenticato autore della rubrica «Alta società» sul Foglio sarà richiestissimo nei talk show dei migliori.

 

La Verità, 11 maggio 2023