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Jannik, Matteo and Co: è la Davis degli amici

Testa di Jannik Sinner più grinta di Matteo Berrettini fanno Coppa Davis bis. Per il secondo anno di fila siamo in vetta al mondo del tennis. E alziamo al cielo la preziosa Insalatiera. Merito di un gruppo unito, senza gelosie, guidato da Filippo Volandri, coraggioso a preferire contro l’Argentina il doppio «dream team» a quello composto da Simone Bolelli e Andrea Vavassori che quest’anno aveva disputato due finali slam. Si conclude con questo bellissimo successo il 2024 spaziale del tennis italiano che comprende anche la conquista della Billie Jean King cup, la Davis femminile. Un gruppo con caratteristiche precise che consacra soprattutto loro due, Jannik e Matteo. Il leader umile, il numero 1 ambizioso che vuole migliorare, il fuoriclasse che cerca ancora di imparare. E l’amico, il partner rinato, dopo un periodo di appannamento a causa di guai fisici. Uno che si era già issato al numero 6 del ranking, con una finale a Wimbledon nel 2021.

Sinner e Berrettini hanno vinto un’altra volta la Coppa Davis. Il secondo anno consecutivo. Per la verità, l’anno scorso Matteo era stato spettatore dell’apoteosi di Jannik che, per rincuorarlo, aveva stretto con lui un patto: «L’anno prossimo la rivinceremo insieme». Promessa mantenuta. Superati nel girone Belgio, Brasile e Olanda (con Flavio Cobolli, Matteo Arnaldi, Bolelli e Vavassori oltre a Berrettini), a Malaga abbiamo battuto in sequenza Argentina, Australia e di nuovo Olanda. «Siamo contenti di aver conquistato un trofeo di questa importanza da condividere con tutto il popolo italiano», la dedica finale di Jannik.

Oggi Sinner appare un campione quasi imbattibile. Sabato, dopo la nona sconfitta consecutiva in altrettanti incontri, Alex De Minaur l’ha definito «un puzzle impossibile da risolvere». Ieri, contro il numero 1 orange, il determinato Tallon Griekspoor, quando affiorava qualche sintomo di stanchezza al termine di una stagione lunghissima sempre al vertice, ha fatto appello alla sua forza mentale per giocare meglio i punti decisivi nel tie break al termine di un primo set complicato. Dopo un colpo di coda a inizio del secondo, con break e contro break consecutivi, Jannik non ha mollato la presa e ha strappato il servizio a Griekspoor proprio quando sembrava ritrovare spavalderia. Con freddezza e lucidità l’ha spento, rimettendo le mani sull’Insalatiera.

Con un fuoriclasse così, si parte sempre dall’1 a 0, perciò il match decisivo è quello che disputa l’altro singolarista. Contro Botic van de Zandschulp, Berrettini ha ottenuto il break a zero al nono gioco, quando l’avversario ha smarrito la prima di servizio. Nel secondo set il game di svolta è stato il terzo. L’olandese era avanti 40 a 0, ma Matteo è risalito con due passanti, due dritti sulla riga per conquistare la parità, poi un lungolinea che ha incenerito il rivale che ha ceduto il gioco con un eloquente doppio fallo. Da lì è stata una partita in discesa, nobilitata da una grandinata di ace e dritti abrasivi. 6-4 6-2 il risultato finale contro un giocatore che nel girone di Bologna lo aveva fatto sudare parecchio. Dopo un periodo di problemi, infortuni e anche la tentazione di mollare tutto, Berrettini è tornato il giocatore che avevamo ammirato fino a un paio di stagioni fa. Più maturo e consapevole, però.

Dietro Jannik e Matteo, il leader e il gladiatore, il predestinato e il martello, c’è la forza del gruppo. «Tutte le sere ci riuniamo a discutere equilibri, decisioni, scenari. Ogni scelta è condivisa dal team», ha rivelato Berrettini. È la vittoria della fiducia e della positività. Di un leader che contagia chi gli sta intorno. Matteo l’ha raccontato dopo il successo in doppio con l’Argentina: «Jannik è un ragazzo speciale, anche se è il numero 1 si comporta con l’umiltà dell’ultimo arrivato. Sto prendendo spunto dalla sua voglia di migliorare sempre. Uno così lo guardi e ti domandi in cosa potrebbe crescere ancora, eppure lui cerca di fare sempre di più. È un’ispirazione». Basta pensare alla concentrazione, alla tenuta mentale, all’equilibrio di questo ragazzo di 23 anni che gioca, continuando a migliorarsi, pur avendo in un angolo della testa il fantasma del ricorso presentato dall’Agenzia mondiale antidoping (Wada) al Tribunale arbitrale dello sport (Tas) sul caso del Clostebol, l’agente chimico contenuto in un farmaco usato dal suo fisioterapista per medicare una ferita, e finito per uno 0,1 milionesimo di grammo per litro nel suo organismo. Sono talenti anche l’equilibrio, la concentrazione, l’autocontrollo. Chi conosce il tennis lo sa. E capisce quale tesoro sia avere con noi un ragazzo così speciale. Così adesso siamo la nazione più forte, il Paese con il movimento tennistico più vincente del pianeta. Considerando anche i successi di Jasmine Paolini, numero 4 del mondo, finalista a Parigi e a Wimbledon, il fortissimo doppio con Sara Errani (medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi), con Lucia Bronzetti, Elisabetta Cocciaretto e Martina Trevisan, capitanate da Tathiana Garbin, fresche vincitrici della Davis femminile.

Godiamoci queste vittorie, belle e piene di contenuti. Con la fiducia che potranno arrivarne altre.

 

La Verità, 25 novembre 2024

La Wada usa Sinner per ridarsi una credibilità

Adesso la partita più dura si gioca fuori dal campo. Ieri mattina, mentre Jannik Sinner sconfiggeva l’insidioso russo Roman Safiullin per 3-6 6-2 6-3 negli ottavi del torneo di Pechino, l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) annunciava di aver presentato ricorso al Tribunale arbitrale dello sport (Tas) contro l’assoluzione decisa dalla International tennis integrity agency (Itia) per la positività al Clostebol del campione italiano, riscontrata nel marzo scorso. «Sono molto sorpreso e deluso da questo appello perché abbiamo già avuto tre perizie. Tutte e tre sono state a mio favore», ha detto il numero 1 del mondo durante la conferenza stampa al termine della partita. «Non me l’aspettavo. Ho saputo un paio di giorni fa che avrebbero fatto appello e che oggi sarebbe diventato ufficiale», ha poi rivelato. Con il suo proverbiale autocontrollo, in campo Sinner non aveva palesato particolari titubanze. Dopo un avvio un po’ contratto, alzando progressivamente alzato il livello di gioco, aveva domato con numerosi vincenti le velleità dell’attuale numero 36 del ranking. Domani, ai quarti, lo attende il ceco Jiri Lehecka, numero 37, già battuto in due precedenti.

Anche se il nuovo match con la Wada si combatte fuori, Sinner dovrà rimanere «centrato» perché potrà continuare a giocare fino all’inizio delle udienze della Corte arbitrale di Losanna – potrebbero volerci tre mesi – dove verranno presentate le memorie e convocati i testimoni. Il 10 marzo scorso nel corpo del campione fu riscontrata una quantità infinitesimale di metaboliti derivati dal Clostebol (86 picogrammi per millilitro). Alle contro analisi della settimana successiva la quantità era ancora inferiore e totalmente ininfluente sul rendimento del numero 1 del tennis mondiale. Secondo la versione della difesa, la presenza della sostanza proibita era dovuta alla contaminazione avvenuta a causa del trattamento, senza guanti, del fisioterapista Giacomo Naldi che, a sua volta, stava curando con Trofodermin, un farmaco spray contenente il Clostebol prestatogli dal preparatore atletico Umberto Ferrara, un taglio patito al mignolo della mano sinistra. I massaggi durante il torneo di Indian Wells, dove Sinner venne eliminato in semifinale da Carlos Alcaraz, avrebbero introdotto inavvertitamente nel suo organismo la quantità infinitesimale di «sostanza dopante». Il 15 agosto scorso l’Itia aveva stabilito che nella circostanza il tennista altoatesino non aveva avuto «nessuna colpa o negligenza». Qualche giorno dopo, il fisioterapista e il preparatore atletico erano stati licenziati. Ma ora la Wada mostra di non credere alla sua versione: «È opinione dell’agenzia», si legge nel ricorso, «che la constatazione di “nessuna colpa o negligenza” non fosse corretta ai sensi delle norme applicabili». Da qui la richiesta di riesame, in base a una tempistica particolarmente cavillosa nel calcolo della scadenza per la presentazione della stessa, con l’ipotesi, improbabile, di squalifica da uno a due anni per l’atleta (senza perdita dei punti e dei premi acquisiti da marzo a oggi).

La procedura adottata dalla Wada risulta alquanto insolita, anche considerando il fatto che tre medici indipendenti legati alla stessa agenzia, Jean-François Naud, Xavier de la Torre e David Cowan, si erano già pronunciati per l’innocenza di Jannik. Avranno pesato certe prese di distanza di qualche campione del tennis mondiale come Roger Federer che, pur accreditando la versione di Sinner, adombrava un trattamento di favore per il fatto che aveva potuto continuare a giocare durante l’istruttoria? L’appello della Wada contro la sentenza di un tribunale indipendente resta un fatto unico, come dimostra anche il mancato ricorso nell’analogo caso di Marco Bortolotti, il doppista italiano numero 94 del ranking che, assolto per la positività al Clostebol in circostanze simili, non ha dovuto sottostare a nuovi procedimenti.

Mentre nel controllo del doping servirebbe maggior certezza del diritto, a volte sembra sussistere un’eccessiva discrezionalità degli enti incaricati. Molto chiacchierata era stata, per esempio, la rapida assoluzione deliberata dalla stessa Wada dei 23 nuotatori cinesi trovati positivi alla trimetazidina prima delle Olimpiadi di Tokio del 2021 («contaminazione alimentare» era stata la giustificazione). Agli ultimi Giochi di Parigi l’unico mostruoso record del mondo del nuoto è stato stabilito dal cinese Pan Zhanle, che non era tra i 23 accusati, con il tempo di 46’40, con uno scarto di 40/100 rispetto al suo stesso precedente primato, e con un distacco abissale di oltre un secondo dalla medaglia d’argento. Tutto questo per dire che la credibilità degli organismi preposti necessita di essere implementata. E che il ricorso contro l’assoluzione di Sinner non sembra andare in questa direzione.
Ora, oltre che a Losanna, la partita si gioca nella testa del fuoriclasse italiano. Già in primavera aveva dimostrato di saper gestire una pressione anomala vincendo a Cincinnati e ad Halle (gli Us Open sono arrivati dopo l’assoluzione). Prossimamente, il calendario prevede le Finals di Torino e la fase finale della Davis. «Non è molto semplice, ma non posso controllare tutto», ha aggiunto in conferenza stampa il fuoriclasse di Sesto Pusteria. Prima di ribadire in un comunicato ufficiale lo stupore per l’appello: «Capisco che queste cose devono essere indagate a fondo per mantenere l’integrità dello sport che tutti amiamo. Tuttavia, è difficile capire cosa può venir fuori chiedendo a un diverso gruppo di tre giudici di esaminare di nuovo gli stessi fatti e la stessa documentazione. Detto questo», si legge ancora, «non ho nulla da nascondere e, come ho fatto per tutta l’estate, collaborerò pienamente con il processo d’appello e fornirò tutto ciò che potrebbe essere necessario per provare ancora una volta la mia innocenza». Un anno fa, proprio vincendo a Pechino, Sinner completò la svolta di gioco e consapevolezza che, nel giro di pochi mesi, lo portò alla conquista della Coppa Davis con la Nazionale di Filippo Volandri e poi del primo slam in Australia. Ecco perché il campione nel quale possiamo riconoscerci farà di tutto per vincere anche questa battaglia.

 

La Verità, 29 settembre 2024