Tag Archivio per: Gori

Storie e memoria dal gorgo della pandemia

Sotterrata dalla nuova infodemia bellica, giovedì 17 marzo è passata completamente sotto silenzio la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19 istituita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A svegliarci dalla narcosi provvede ora Attraverso i muri: storie del tempo della pandemia, il docufilm realizzato da Andrea Broglia e Daniele Ferrero, e prodotto da Mneo – Archivio italiano della memoria e Puntodoc, in collaborazione con il dipartimento di storia dell’università di Bologna (master in comunicazione storica), lodevolmente trasmesso ieri in prima serata da Rete 4 e ora disponibile su Mediaset Infinity. Alcune parole chiave descrivono la notevole qualità di questo lavoro. Innanzitutto si tratta di storie, cioè di 190 testimonianze dirette, vissute in prima persona, di pazienti scampati alla morte, di figli o famigliari di persone decedute, di infermieri, medici, volontari, operatori delle onoranze funebri, sacerdoti… Niente virologi, con la puntuale eccezione di Andrea Crisanti, per la sperimentazione di Vo’ Euganeo. Tra i politici solo Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, e i sindaci di Vo’ e di Nembro. L’altra parola chiave di questo racconto è memoria. Non a caso a consegnarci questo documento di ciò che abbiamo vissuto è un’associazione culturale che «si fonda sul lavoro di produzione e archiviazione video». La dimenticanza è anch’essa un virus sempre in agguato. Nelle quasi due ore di racconto divise in quattro capitoli (Dispnea, Apnea, Comunità, Naufraghi) non c’è un briciolo di retorica, tipo quella dei medici «eroi», non ci sono eccessi sentimentali o insistenza su immagini abusate dell’iconografia pandemica. L’asciuttezza narrativa rende, appunto, memorabile la tragedia che ha colpito la popolazione e commuove chi ripensa a ciò che ha vissuto. I pazienti che hanno visto spegnersi un compagno di stanza e si sono risvegliati dopo due settimane di coma. I figli che, dopo aver accompagnato un padre o una madre in ospedale, per giorni non ne hanno avuto notizia. I medici che hanno dovuto decidere a chi dare e a chi togliere il casco ventilatorio polmonare o chi mandare in terapia intensiva e chi lasciare in pronto soccorso. I famigliari che non hanno potuto celebrare il lutto di un proprio caro. Gli infermieri che rientravano dopo turni interminabili con la paura di contagiare chi li aspettava a casa. La condivisione di chi ha saputo stringersi nel dramma, come accaduto in tante situazioni. Scrive Paul Claudel: «La sofferenza è un’aggressione che ci invita alla coscienza». Attraverso i muri è un documentario da vedere.

 

La Verità, 20 marzo 2022

I magnifici 7 di Beppe Caschetto, re circospetto del telemercato

Che cos’hanno in comune Fabio Volo, Luca Telese, Pif, Nicola Porro, Maurizio Crozza, Andrea Zalone e Virginia Raffaele? I magnifici sette (finora) sono tutti artisti e conduttori che nella prossima stagione cambieranno casacca. Continua a leggere

La direzione erratica e disinvolta di Ilaria Dallatana

Alla faccia della “rete anticonformista”. Della tv contemporanea, in grado di rappresentare le dinamiche della società moderna. Raidue e la sua direttrice Ilaria Dallatana sono nei casini a causa della censura di un bacio Continua a leggere

Perché Gori e Caschetto fanno visita a Dallatana

Cosa ci facevano l’altro giorno Beppe Caschetto e Giorgio Gori nell’ufficio di Ilaria Dallatana, al quarto piano di Viale Mazzini? Si saranno trovati lì per caso, ognuno arrivato per conto proprio? Oppure sono andati insieme, ma solo per un saluto, una visita di cortesia alla donna che ha da poco preso il posto di Angelo Teodoli al vertice di Raidue? Caschetto è il principe degli agenti artistici, con una scuderia di talenti (la ITC 2000) lunga così, tra i quali compare anche Cristina Parodi. Gori invece è Gori: ex direttore di Canale 5, dove Dallatana era la sua vice (lo è stato anche Campo Dall’Orto, per dovere di memoria) e con la quale ha poi fondato Magnolia. Ora Gori si è tirato fuori, almeno sembra, dalla televisione, ed è efficiente sindaco di Bergamo. Ma, sempre per dovere di memoria, quando Mentana disse che il king-maker delle nomine Rai era lui (anche Daria Bignardi, com’è noto, stava a Canale 5), ha smentito, sorridente: “Ma no, io faccio il sindaco di Bergamo…”. L’altro giorno, però, era nell’ufficio di Dallatana insieme con Caschetto. Coincidenze, forse. O forse no. Perché, alle spalle, c’è una storia da sapere.

È una questione di società, brand e scatole cinesi. Un po’ noiosetta, ma portate pazienza, perché non è facile da decrittare, trattandosi di aziende che si occupano di contenuti intellettuali, data-driven, marketing e advertising (se non traduco male, analisi di dati, programmazione e promozione di contenuti). Provo a farla breve. Esiste questa importante società che si chiama Next14, con sede a Milano nella zona trendy di via Savona, una holding che ha come mission cavalcare la transizione digitale in atto. Per tentare di capire  qualcosa, leggo dal Manifesto sul sito: “L’adozione di stili di vita digitali e l’impatto di Internet nella dieta mediatica quotidiana ha cambiato per sempre il mondo media & advertising, in modo forse ancora più profondo di quanto già oggi viene percepito dai marketer, alle prese con complessità e variabili totalmente nuove, nella battaglia per la rilevanza, la misurazione e il ritorno dei propri investimenti pubblicitari”.

Insomma. Dentro questo network ci sono tutti i cervelli che hanno fondato Zodiak Active, sorella di Magnolia in Zodiak Media Group (De Agostini), che pochi giorni fa si è fusa con Banijay, formando un nuovo colosso internazionale della produzione televisiva con sede a Parigi (presidente Stéphane Courbit e ad Marco Bassetti), che in Italia, attraverso Magnolia, produce tra l’altro L’Isola dei Famosi, Pechino Express, Masterchef… Tornando a Next14, oltre a Marco Ferrari (fondatore di Neo Network e Zodiak Active), a Marco Franciosa (uno dei pionieri di Internet in Italia) e a Matteo Scortegagna (già responsabile delle attività televisive di Zodiak Active), tra gli investitori e gli outstanding (membri eminenti) si trova anche Gori.

Le sorprese però non finiscono qui. Nel Portfolio di Next14 c’è la Zero Studios, società che si occupa di produzione e distribuzione di contenuti televisivi, marketing e product placement, ha Scortegagna come amministratore delegato ed è in parte finanziata dalla ITV Movie, un’altra delle società di Beppe Caschetto, con la quale confeziona programmi tv “chiavi in mano”, tipo Crozza nel Paese delle Meraviglie. In sintesi, se Gori e Caschetto non sono tecnicamente soci poco ci manca. Perlomeno condividono alcuni interessi.

L’altro giorno erano insieme nell’ufficio di Dallatana, ex braccio destro di Gori. Una coincidenza, forse. O solo un saluto. O magari l’idea di collaborare in futuri progetti, chissà. Non c’è necessariamente qualcosa di male nell’andare a trovare un neodirettore di rete Rai. Però non è neanche male sapere che tutto questo esiste. E agisce…

Campo Dall’Orto e il suo campo libero

Ancora un paio di riflessioni a mente fredda sulle nomine Rai. In questi giorni abbiamo letto del filo rosso, anzi rosa, delle candidate renziane. Del filo rosso del Grande Fratello. Del filo rosso di Giorgio Gori che, va ricordato, oltre a Bignardi e Dallatana, ha televisivamente allevato anche Antonio Campo Dall’Orto (il Superdg fu suo assistente a Canale 5 e i due tuttora si frequentano). Abbiamo letto del fattore Anzaldi… E che l’ex-conduttrice delle Invasioni barbariche è stata chiamata dopo che Andrea Salerno aveva troppo sbandierato la sua nomina. E che Andrea Fabiano è stato scelto dopo la rinuncia di Tinni Andreatta che ha preferito restare alla fiction. Ok, tutte cose vere o quasi.

Ora però vorrei prenderla da un’altra angolazione. I tre prescelti sono all’altezza dell’incarico? Che cosa si auspica sia un direttore di rete? Un buon funzionario? Un esecutore d’indicazioni altrui? Un confezionatore di format? O una persona che capisce di tv, un editore con una visione originale, che sappia dirigere professionisti e artisti in forza di competenza autorevolezza carisma e progettualità riconosciute. Sapremo dai risultati visibili nella prossima stagione se i prescelti soddisfano queste esigenze. Per ora non pare una buona partenza l’esordio di Bignardi: “la logica degli ascolti è un’anomalia”.

Ma torniamo ai neodirettori. Fabiano, quarantenne di Bari era divenuto vice di Giancarlo Leone provenendo dal marketing strategico governato da Carlo Nardello, fedelissimo di Gubitosi. Anche se ora i due professano affetto reciproco, fu proprio l’ex dg, che notoriamente non stravedeva per Leone, a piazzare lì Fabiano per sorvegliarne l’opera (ad un certo punto sembrava volesse addirittura spostare lo stesso Nardello in cima a Raiuno). Sul curriculum professionale di Ilaria Dallatana e Daria Bignardi è già stato scritto molto e passo oltre. Per comprendere come potrebbero andare le cose dalle parti di Viale Mazzini, soprattutto se si parla di “prima azienda culturale italiana”, ci può aiutare la memoria dei direttori che furono. Ecco qualche nome alla rinfusa: Carlo Fuscagni, Giampaolo Sodano, Angelo Gugliemi, Carlo Freccero, Agostino Saccà, Antonio Marano, solo per restare in Rai. Giorgio Gori, il presunto kingmaker di queste nomine (ha strasmentito), oltre al solito Freccero, per guardare in Mediaset. Obiettivamente, il confronto col presente è molto sbilanciato, se non proprio ìmpari. Non sarà che – magari forse potrebbe essere alla lontana – con i “superpoteri” di cui dispone, il Superdg ha scelto dei direttori così perché in questo modo, alla fine, la tv la fa lui?

Che ve ne pare? E comunque, mica detto sia per forza un male…