Breve apologo sui buoni che ci guardano dall’alto
I buoni digrignano i denti. I buoni schiumano rabbia. I buoni inarcano il sopracciglio. I buoni sanno che gli altri sbagliano. Perché, loro, la sanno lunga. Più lunga. Perciò hanno una risposta per tutto.
I buoni non restano spiazzati. I buoni sono pronti a resistere. A lottare ancora. Alla fine, vedrete, avranno ragione loro.
E, comunque, un po’ se lo aspettavano.
I buoni osservano con aria di sufficienza. I buoni non si scompongono. I buoni sono dalla parte giusta della storia. Che all’ultimo li premierà.
I buoni non sono volgari. Parlano bene. Hanno un vocabolario esteso. Moderno. Un vocabolario che ha fatto l’ultimo aggiornamento. Espungendo certe espressioni sfacciate, certe parole sconvenienti.
I buoni sono pensosi. Appoggiano la mascella tra il pollice e l’indice aperti a squadra. Hanno la montatura degli occhiali all’ultima moda e le lenti sempre pulite.
I buoni hanno letto i libri giusti. Delle case editrici giuste. Vanno ai festival che fanno tendenza. Sono abbonati alle piattaforme chic.
I buoni frequentano i locali giusti. Viaggiano verso nuove mete. Fanno diete salutari.
I buoni sono vaccinati a tutto. E contro tutto.
I buoni non si sporcano le mani. Non si confondono con certe storie. Restano a una certa distanza. Scuotono il capo per commiserazione.
I buoni tirano le fila. Hanno le carte in regola. Uniscono i puntini. Hanno sempre l’ultima parola.
I buoni scrivono sulle testate importanti. I buoni fanno opinione. Fanno tendenza. Dettano le mode. E gli argomenti di conversazione degli aperitivi.
I buoni sono letti e ascoltati dalle persone che contano. Ma disdegnano il potere, loro.
I buoni hanno in mano i nuovi media. I buoni sono smart. Sono sexy. Sono trendy. Sono green. Sono cool.
I buoni influenzano. Persuadono. Scolpiscono i pensieri. Forgiano il pensiero.
I buoni sono democratici. Democraticissimi. Sono pronti a immolarsi perché anche gli altri possano esprimersi. Ma qualche volta no, se non la pensi come loro non ti fanno parlare. Per un bene superiore, s’intende. Il bene della democrazia.
I buoni sanno come devono andare le cose. Per loro, ma anche per gli altri. Perché sono dei bravi pedagoghi. E se le cose non vanno come dovrebbero, non è colpa loro ma di chi non ha capito.
I buoni sanno che cosa è giusto desiderare. Cosa è meglio auspicare. Cosa augurarsi. Per il bene di tutti.
I buoni volano alto. Molto alto. A volte troppo. La realtà è qui e ora, un po’ più in basso? Fa niente.
Quando questa roba che sta in basso si presenta, improvvisa, «qualcosa dev’essere andato storto». Sì.
Però i buoni non arretrano. Non demordono. Sono indomiti.
Il fatto è che i buoni sono superiori. Veramente superiori. E ti guardano da lassù.
Perché sono i migliori. E hanno una parola buona per tutti. Cioè, soprattutto per quelli come loro. Un po’ come i Farisei…
Come dite? I buoni sono sempre stati così. Certo. Ma adesso lo sono un po’ di più. Sono ancora più buoni. Ancora migliori di prima. Però, forse, nemmeno loro sono contenti di questa vita schifosa. Già.
Ma, come diceva un vecchio burlone, «potrebbe essere peggio. Potrebbe piovere».