Crozza nella Rai delle Meraviglie
Il problema principale di Crozza nella Rai delle Meraviglie è se potrà continuare a prendere per i fondelli Renzi. Avete notato che nelle prime tre serate della nuova stagione su La7 il premier dentone è desaparecido? Sì, un piccolo richiamo nella prima puntata nelle vesti di partner di Denis Verdini, vero ras degli intrighi parlamentari. Meno di un cameo. Una citazione, ma significativa, è arrivata invece nell’ultima serata, dove il mattatore è stato un Donald Trump razzista, nazista, guerrafondaio. Risate facili, che si porterebbero benissimo anche su Mamma Rai. Ma ecco la chiusa di Crozza: “Con un Trump così, noi ci lamentiamo di Renzi…”. Inconfutabile. E a chi fosse sfuggito: “Di fronte a Trump, Renzi Alfano e Brunetta tutta la vita. No, scusate, Brunetta mi è scappato”. Brunetta.
Ieri, dopo l’incipit tutto per Mentana e il secondo blocco sulle primarie americane, la terza tranche è stata dedicata ad un must come Antonio Razzi. Poi la sarabanda di Floris e diVenerdì, con il quartetto di collegati Pagnoncelli, Luttwak, Cacciari e Freccero (voglio portare chiunque su Raiuno… E Crozza?), mentre il finale è stato per lo strepitoso Germidi Soia. Nella collezione primaverile del Paese delle Meraviglie l’artista genovese ha scelto di rinnovare quasi completamente la galleria dei personaggi. Lentamente e impercettibilmente la carica provocatoria e satireggiante trascolora in una comicità più soft ed ecumenica. Non più De Luca e Maroni, meno papa Bergoglio e Mattarella. Dentro il cuoco vegano, Trump (“l’abbiamo scritto ieri pomeriggio”) e la parodia carnevalesca dei talk show. Ma la vera novità delle prime tre serate è la sparizione di Renzi. La squadra degli autori è affiatata, il mattatore molto versatile, si può disinvoltamente improvvisare e assorbire qualche illustre omissione, senza perdere troppo smalto (6,95 per cento di share).
Il secondo problema di Crozza nella Rai delle Meraviglie è di tipo produttivo. A La7 il programma fornito “chiavi in mano” dalla ITV Movie di Beppe Caschetto costa circa 400mila euro a serata. E va notato che dura poco più di un’ora, forse meno al netto dei break pubblicitari. Ci sono da pagare gli autori, l’orchestra, il teatro di via Mestre a Milano e la star. Un budget elevato per la rete del risparmioso Urbano Cairo. Ma l’editore stringe i denti e allarga la borsa: con il 7 per cento abbondante di media, Crozza nel Paese delle Meraviglie è di gran lunga il programma di punta della rete e se il suo protagonista dovesse andarsene ne risentirebbe parecchio anche diMartedì, secondo per ascolti (5 per cento circa), dove la sua copertina garantisce a Floris un robusto contributo di audience.
Tuttavia, i rumors crescono. Rispetto a qualche anno fa, nelle ultime stagioni La7 ha perso centralità, il contratto tra il comico e la rete di Cairo scade a fine 2016 (la Rai potrebbe pagare la penale per anticiparne l’arrivo in autunno) e chi lo frequenta dice che Crozza è irrequieto. L’approdo naturale è la Rai meravigliao di Campo Dall’Orto. Ma, con un budget così, Raitre non se lo potrebbe permettere, mentre il repertorio sarebbe difficile da gestire nella Raiuno di don Matteo. Non resta che Raidue. Chissà, pur di favorire il clamoroso passaggio già sfumato nel 2013, precedente che conforta Cairo, Caschetto potrebbe persino rinunciare alla produzione “chiavi in mano”. Ecco di cosa hanno parlato l’altro giorno lui e Gori nell’ufficio di Ilaria Dallatana. Di Crozza. E di Virginia Raffaele, anche lei nella scuderia del principe degli agenti e con il contratto con Mediaset in scadenza nel 2016.