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La direzione erratica e disinvolta di Ilaria Dallatana

Alla faccia della “rete anticonformista”. Della tv contemporanea, in grado di rappresentare le dinamiche della società moderna. Raidue e la sua direttrice Ilaria Dallatana sono nei casini a causa della censura di un bacio Continua a leggere

Perché il caso Porro è un virus che debilita la Rai

Questa faccenda del Virus di Nicola Porro, e delle epurazioni che non sono epurazioni, gli sta venendo male alla nuova Rai di Campo Dall’Orto e Monica Maggioni. Un pasticcio. Intanto, perché ieri sera Virus ha fatto il record di ascolti, 6,2 per cento di share con quasi un milione e 400mila telespettatori (due punti più della media rivendicata dal direttore Ilaria Dallatana come causa della chiusura), trasformando Raidue in terza rete assoluta dietro Raiuno e Canale 5. E poi perché attorno alla cancellazione del programma si sta coagulando il forte sospetto che si vogliano spegnere le voci dissonanti – vedi anche il caso di Massimo Giannini rimosso da Ballarò – rispetto a quello che Carlo Freccero chiama “il pensiero unico renziano”. Forse non sarà così, anche perché il premier è stato spesso ospite di Virus, ma come diceva qualcuno che se ne intendeva, a pensar male si fa peccato, però… Così, ieri sera ogni ospite di Porro, da Salvini a Lupi, giocava al tormentone “mi dispiace molto che questa sia una delle ultime trasmissioni di Virus…”; “mi dispiace che la stiano segando…”.

Maurizio Crozza nei panni di Giovanni Floris nella parodia dei talk show

Maurizio Crozza nei panni di Giovanni Floris nella parodia dei talk show

Non che tutto ciò che fa Porro sia un capolavoro. I talk show sono in crisi da un pezzo (anche a causa della modesta statura del ceto politico) e anche Virus, come diMartedì di Giovanni Floris, si segmenta in tanti argomenti per raccogliere pubblici diversi, dalla morte di Pannella al probabile attentato terroristico all’aereo della EgyptAir, dalla burocrazia che ostacola gli imprenditori all’assoluzione del generale Mori, fino al ritorno sulla vicenda dei vaccini, per correggere gli errori di settimana scorsa. Insomma, un fritto misto che dà ragione alla parodia che dei talk ha fatto Maurizio Crozza su La7  (“stasera parleremo di referendum sulle trivelle e melanzane alla parmigiana…”).

Monica Maggioni, presidente della Rai

Monica Maggioni, presidente della Rai

Anche il coinvolgimento di Luigi Bisignani come ironico corsivista complottardo non ha giovato a Porro. E ha ragione la presidente Monica Maggioni quando, parlando con Repubblica, dice che “qualche epurazione nella mia vita l’ ho vista davvero, ma mai con una trattativa in corso sul programma successivo, il mantenimento dello stesso trattamento economico, la possibilità di studiare un format diverso insieme al nuovo direttore di rete. Se le epurazioni sono così, vorrei essere epurata anch’io”. Se però il nuovo format è un programma alle 19 della domenica pomeriggio qualche perplessità è più che giustificata. E va ad aggiungersi al fatto che, visto il momento, invece di essere subito fermato, Virus poteva restare in onda ancora qualche puntata per seguire le amministrative e il referendum in Gran Bretagna come chiedeva il conduttore. Questo avrebbe significato una collaborazione reale e non di facciata.

Insomma, se si vogliono migliorare formule e linguaggi dei programmi di approfondimento e tutelare i conduttori della real casa forse si poteva muoversi con più circospezione. Invece Mentana ha già fatto le sue avance e il forte dubbio che si voglia normalizzare la Rai rimane…

Crozza nella Rai delle Meraviglie

Il problema principale di Crozza nella Rai delle Meraviglie è se potrà continuare a prendere per i fondelli Renzi. Avete notato che nelle prime tre serate della nuova stagione su La7 il premier dentone è desaparecido? Sì, un piccolo richiamo nella prima puntata nelle vesti di partner di Denis Verdini, vero ras degli intrighi parlamentari. Meno di un cameo. Una citazione, ma significativa, è arrivata invece nell’ultima serata, dove il mattatore è stato un Donald Trump razzista, nazista, guerrafondaio. Risate facili, che si porterebbero benissimo anche su Mamma Rai.  Ma ecco la chiusa di Crozza: “Con un Trump così, noi ci lamentiamo di Renzi…”. Inconfutabile. E a chi fosse sfuggito: “Di fronte a Trump, Renzi Alfano e Brunetta tutta la vita. No, scusate, Brunetta mi è scappato”. Brunetta.

Ieri, dopo l’incipit tutto per Mentana e il secondo blocco sulle primarie americane, la terza tranche è stata dedicata ad un must come Antonio Razzi. Poi la sarabanda di Floris e diVenerdì, con il quartetto di collegati Pagnoncelli, Luttwak, Cacciari e Freccero (voglio portare chiunque su Raiuno… E Crozza?), mentre il finale è stato per lo strepitoso Germidi Soia. Nella collezione primaverile del Paese delle Meraviglie l’artista genovese ha scelto di rinnovare quasi completamente la galleria dei personaggi. Lentamente e impercettibilmente la carica provocatoria e satireggiante trascolora in una comicità più  soft ed ecumenica. Non più De Luca e Maroni, meno papa Bergoglio e Mattarella. Dentro il cuoco vegano, Trump (“l’abbiamo scritto ieri pomeriggio”) e la parodia carnevalesca dei talk show. Ma la vera novità delle prime tre serate è la sparizione di Renzi. La squadra degli autori è affiatata, il mattatore molto versatile, si può disinvoltamente improvvisare e assorbire qualche illustre omissione, senza perdere troppo smalto (6,95 per cento di share).

Il secondo problema di Crozza nella Rai delle Meraviglie è di tipo produttivo. A La7 il programma fornito “chiavi in mano” dalla ITV Movie di Beppe Caschetto costa circa 400mila euro a serata. E va notato che dura poco più di un’ora, forse meno al netto dei break pubblicitari. Ci sono da pagare gli autori, l’orchestra, il teatro di via Mestre a Milano e la star. Un budget elevato per la rete del risparmioso Urbano Cairo. Ma l’editore stringe i denti e allarga la borsa: con il 7 per cento abbondante di media, Crozza nel Paese delle Meraviglie è di gran lunga il programma di punta della rete e se il suo protagonista dovesse andarsene ne risentirebbe parecchio anche diMartedì, secondo per ascolti (5 per cento circa), dove la sua copertina garantisce a Floris un robusto contributo di audience.

Tuttavia, i rumors crescono. Rispetto a qualche anno fa, nelle ultime stagioni La7 ha perso centralità, il contratto tra il comico e la rete di Cairo scade a fine 2016 (la Rai potrebbe pagare la penale per anticiparne l’arrivo in autunno) e chi lo frequenta dice che Crozza è irrequieto. L’approdo naturale è la Rai meravigliao di Campo Dall’Orto. Ma, con un budget così, Raitre non se lo potrebbe permettere, mentre il repertorio sarebbe difficile da gestire nella Raiuno di don Matteo. Non resta che Raidue. Chissà, pur di favorire il clamoroso passaggio già sfumato nel 2013, precedente che conforta Cairo, Caschetto potrebbe persino rinunciare alla produzione “chiavi in mano”. Ecco di cosa hanno parlato l’altro giorno lui e Gori nell’ufficio di Ilaria Dallatana. Di Crozza. E di Virginia Raffaele, anche lei nella scuderia del principe degli agenti e con il contratto con Mediaset in scadenza nel 2016.

Perché Gori e Caschetto fanno visita a Dallatana

Cosa ci facevano l’altro giorno Beppe Caschetto e Giorgio Gori nell’ufficio di Ilaria Dallatana, al quarto piano di Viale Mazzini? Si saranno trovati lì per caso, ognuno arrivato per conto proprio? Oppure sono andati insieme, ma solo per un saluto, una visita di cortesia alla donna che ha da poco preso il posto di Angelo Teodoli al vertice di Raidue? Caschetto è il principe degli agenti artistici, con una scuderia di talenti (la ITC 2000) lunga così, tra i quali compare anche Cristina Parodi. Gori invece è Gori: ex direttore di Canale 5, dove Dallatana era la sua vice (lo è stato anche Campo Dall’Orto, per dovere di memoria) e con la quale ha poi fondato Magnolia. Ora Gori si è tirato fuori, almeno sembra, dalla televisione, ed è efficiente sindaco di Bergamo. Ma, sempre per dovere di memoria, quando Mentana disse che il king-maker delle nomine Rai era lui (anche Daria Bignardi, com’è noto, stava a Canale 5), ha smentito, sorridente: “Ma no, io faccio il sindaco di Bergamo…”. L’altro giorno, però, era nell’ufficio di Dallatana insieme con Caschetto. Coincidenze, forse. O forse no. Perché, alle spalle, c’è una storia da sapere.

È una questione di società, brand e scatole cinesi. Un po’ noiosetta, ma portate pazienza, perché non è facile da decrittare, trattandosi di aziende che si occupano di contenuti intellettuali, data-driven, marketing e advertising (se non traduco male, analisi di dati, programmazione e promozione di contenuti). Provo a farla breve. Esiste questa importante società che si chiama Next14, con sede a Milano nella zona trendy di via Savona, una holding che ha come mission cavalcare la transizione digitale in atto. Per tentare di capire  qualcosa, leggo dal Manifesto sul sito: “L’adozione di stili di vita digitali e l’impatto di Internet nella dieta mediatica quotidiana ha cambiato per sempre il mondo media & advertising, in modo forse ancora più profondo di quanto già oggi viene percepito dai marketer, alle prese con complessità e variabili totalmente nuove, nella battaglia per la rilevanza, la misurazione e il ritorno dei propri investimenti pubblicitari”.

Insomma. Dentro questo network ci sono tutti i cervelli che hanno fondato Zodiak Active, sorella di Magnolia in Zodiak Media Group (De Agostini), che pochi giorni fa si è fusa con Banijay, formando un nuovo colosso internazionale della produzione televisiva con sede a Parigi (presidente Stéphane Courbit e ad Marco Bassetti), che in Italia, attraverso Magnolia, produce tra l’altro L’Isola dei Famosi, Pechino Express, Masterchef… Tornando a Next14, oltre a Marco Ferrari (fondatore di Neo Network e Zodiak Active), a Marco Franciosa (uno dei pionieri di Internet in Italia) e a Matteo Scortegagna (già responsabile delle attività televisive di Zodiak Active), tra gli investitori e gli outstanding (membri eminenti) si trova anche Gori.

Le sorprese però non finiscono qui. Nel Portfolio di Next14 c’è la Zero Studios, società che si occupa di produzione e distribuzione di contenuti televisivi, marketing e product placement, ha Scortegagna come amministratore delegato ed è in parte finanziata dalla ITV Movie, un’altra delle società di Beppe Caschetto, con la quale confeziona programmi tv “chiavi in mano”, tipo Crozza nel Paese delle Meraviglie. In sintesi, se Gori e Caschetto non sono tecnicamente soci poco ci manca. Perlomeno condividono alcuni interessi.

L’altro giorno erano insieme nell’ufficio di Dallatana, ex braccio destro di Gori. Una coincidenza, forse. O solo un saluto. O magari l’idea di collaborare in futuri progetti, chissà. Non c’è necessariamente qualcosa di male nell’andare a trovare un neodirettore di rete Rai. Però non è neanche male sapere che tutto questo esiste. E agisce…