L’anti talk show di Pif con i candidati premier
Scegliere per chi votare alle prossime elezioni è un po’ come scegliere il piatto sul menù al ristorante. L’assunto di partenza di Pif in Il candidato va alle elezioni è già in partenza il manifesto programmatico del suo nuovo programma su Tv8, la cifra della televisione che Pierfrancesco Diliberto ha sempre proposto con il marchio storico de Il Testimone (martedì, ore 21.15, share dell’1.3%). Il tono scanzonato, l’ironia, la curiosità che, senza prendersi sul serio, riesce a guidare con sagacia il telespettatore nella conoscenza degli interlocutori incontrati in modo informale, nelle trasferte in furgone, in treno, prima del comizio in piazza o al bar. Tante volte si sceglie il piatto sbagliato e si finisce per rovinarsi la cena. Bisognerebbe poter assaggiare tutti i piatti prima di fare la comanda. Per le elezioni Pif ha deciso d’incontrare tutti i candidati premier disposti a farsi assaggiare dalla sua telecamerina. Lo scopo è conoscere le persone, far capire chi sono coloro che si propongono come nostri governanti, senza impantanarsi nelle discussioni capziose e inconcludenti che traboccano da tutti i talk show. Si parte con Luigi Di Maio, candidato trentaduenne di M5s, perennemente in giacca e cravatta al quale Pif cerca di estorcere qualche trasgressione: canne, scuola marinata, multe per violazione del codice stradale. Niente da fare: «È la persona più difficile che abbia mai intervistato. Di solito, dopo un po’, la gente si rompe i c…i e viene fuori al naturale». «Ma io al naturale sono così». Il problema è proprio questo. Pif pensava che Di Maio fosse ingenuo, in realtà è abbastanza scafato. Morale: per uno che si candida premier non è del tutto negativo. Con Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, si va sul privato. Il compagno è di quattro anni più giovane e di sinistra: le discussioni su liberalizzazione delle droghe, gay e unioni civili sono animate… «Non si è posta il problema? Io me lo sarei posto», riflette Pif. «Perché voi di sinistra siete più settari», lo punge Meloni. Che si irrita quando viene provocata sul rapporto tra Fdi e Casa Pound. Con il candidato di Liberi e uguali Piero Grasso, palermitano, Pif gioca in casa. L’appuntamento è nella sede della città siciliana, a poca distanza da dove fu ucciso Piersanti Mattarella, fratello del presidente della Repubblica. Il trentacinquenne Grasso era il magistrato incaricato delle indagini. Quella volta la mafia aveva ucciso in pieno inverno e con lui Pif rinfodera gli artigli.
La Verità, 22 febbraio 2018