Il doppio FF e la strategia della provocazione

Ci mancava anche Emmanuel Macron. No, non ce lo potevamo risparmiare. Dopo Enrico Letta, ospite il 27 gennaio scorso di Che tempo che fa e, a quanto sembra, mediatore tra l’Eliseo e Fabio Fazio, dopo Roberto Saviano il 10, Matteo Renzi il 17, di nuovo Saviano e Andrea Camilleri, nell’insolito ruolo di opinionista antigovernativo, il 24 (per tacere dei vari Riccardo Gatti della Ong Open Arms e Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, sempre intervallati dalle lezioni di economia di Carlo Cottarelli), dopo tutti questi ospiti, solo per stare all’ultimo mese, il capo dello Stato francese, fumo nelle pupille dei nostri governanti oltre che di buona parte degli italiani, rappresenta a pieno titolo il vertice della strategia della provocazione di FF. Una strategia pianificata e perseguita lucidamente. Che consiste in questo: spingersi fino al limite estremo dell’opposizione esplicita, frontale, senza se e senza ma. Il supermegacontratto a 2,2 milioni di euro l’anno (più altri 10,6 per la Officina Srl, la società che produce il programma, sua al 50%) blinda il conduttore di Rai 1. Dopo il piccolo segnale di cedimento di qualche settimana fa («sto pensando di espatriare»), nell’ultima puntata FF ha garantito che per altri due anni non si muoverà dalla prima serata della rete ammiraglia. Spontaneamente, s’intende. Il risultato della strategia è binario: o paladino dell’opposizione al governo pentaleghista o martire dello stesso governo: censore, illiberale, antidemocratico. Una strategia da lucido scacchista. L’intervista a Macron, densa ma paludata trattandosi di un dialogo con un capo di Stato, è stata obiettivamente un colpo giornalistico realizzato all’insaputa della direzione di Rai 1. Siccome sarà difficile salire ancora di livello, presumibilmente dobbiamo prepararci ad altri Gino Strada, Michela Murgia, Domenico Lucano, Nicola Zingaretti…

Del resto si sa, come testimoniano il nome e cognome del conduttore più pagato della Rai, Fabio Fazio sono due. Basta cambiare la consonante al centro, dalla morbida b alla tagliente zeta, e il dottor Jekyll vira in Mr Hide. Cioè, come abbiamo avuto modo di constatare negli ultimi tempi, l’anima arboriana e goliardica che intrattiene sul filo dell’ironia e del nonsense con ospiti come Nino Frassica, Orietta Berti e Gigi Marzullo, ha lasciato campo libero all’anima savianesca, stizzosetta e militante che infarcisce le serate di intellò schierati, in rotta di collisione con la maggioranza uscita dalle elezioni di un anno fa.

Ai piani alti di Viale Mazzini abbozzano, per ora.

 

La Verità, 4 marzo 2019