«I grandi media non capiscono il governo»
La generosità non è la prima dote che viene in mente quando si pensa a un grande giornalista. Invece, Enrico Mentana è uno generoso. Non solo perché non si risparmia nelle lunghe maratone televisive, ma perché ora si è messo in testa di restituire «almeno in parte la fortuna che ho avuto nel fare questo mestiere», creando un giornale online di giovani e per giovani (ma non solo). Poi è generoso anche nelle interviste.
Essere multitasking va bene, ma oltre al tg, le maratone, Bersaglio mobile, le ospitate, Facebook e la radio, ti mancava anche un giornale online?
«Personalmente non mi manca, ma penso che il giornale online diventerà come il film che si vede in casa. Fin quando esisteranno giornali, il futuro sarà questo».
A che punto è la selezione?
«Finora sono arrivati circa 8.000 profili».
Dirai stop a?
«10.000. L’idea è del 7 luglio, la pubblicazione dell’indirizzo mail del 17, ai primi di agosto chiudo. Una quindicina di giorni sono sufficienti per inviare un curriculum».
Ne resteranno?
«Vorrei fare 20 praticanti. Stiamo parlando di un prodotto no profit. Se dovesse produrre utili verrebbero reinvestiti nell’assunzione di nuovi giovani».
La raccolta pubblicitaria la farà la società di Cairo?
«Questa è l’unica parte che risponderà alla logica del profitto. Se sarà Cairo sarò contento perché ha le strutture per farlo bene. Però si sono fatti avanti anche altri».
Nome della testata?
«Quando l’avrò lo scriverò su Facebook, dopo averlo depositato».
Tempi di lancio?
«Al momento opportuno i tecnici detteranno tempi e modi. Io sono solo il give back della situazione, colui che vuole restituire almeno in parte la fortuna che ha avuto nel fare questo mestiere».
Di sicuro c’è solo che si fa?
«Cosa lo potrebbe impedire? Nell’era del mobile, questa dovrebbe essere la prima testata digitale rivolta ai giovani. Finora ci si è impegnati in varie direzioni per far assumere i figli, propri».
Tempo d’impegno personale?
«Non potrò essere il direttore, a meno che Cairo non me lo conceda. Ne sarò l’editore, ma non mi posso certo sdoppiare».
Qualcuno ipotizza che vuoi fare il direttore editoriale di La7.
«Che vantaggio ne trarrei? Per certi colleghi la strada rettilinea non è mai quella giusta».
Cairo come la sta prendendo?
«Presidia le sue Colonne d’Ercole e il rapporto con i dipendenti. Io stesso lo sono a tempo indeterminato».
L’ha precisato anche lui.
«So bene che non posso fare come mi pare. C’incontreremo per definire le modalità di nascita e sviluppo di questa creatura, per evitare che finisca per ledere i legittimi interessi dell’editore».
Farai concorrenza al Corriere.it e le energie spese per questo progetto potevano concentrarsi nello sviluppo di La7.it.
«Non sono convinto che lo spin off sul Web di un prodotto giornalistico che sta su altri media possa alzare l’asticella all’infinito. Per i contenuti forti il sito di un giornale deve aspettare l’uscita in edicola, una testata nativa digitale no. Se improvvisamente l’editore di Repubblica decidesse di assumere 30 ragazzi per il sito potrei illudermi di aver sollecitato un mercato che invece mi sembra statico e privo d’iniziative».
Come valuti il comportamento dei grandi media verso il nuovo governo?
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