Letta, Agnes, Andreatta e il salotto dei cognomi
C’è un minisalotto della comunicazione dove si tessono trame importanti per il futuro del Paese. È il prestigioso premio intitolato a Biagio Agnes che ogni anno attribuisce riconoscimenti al meglio del giornalismo italiano nelle sue varie declinazioni. Non c’è nulla di sinistro in questa manifestazione organizzata dall’apposita fondazione che porta il nome dello storico e demitiano direttore generale della Rai presieduta, come il premio stesso, dalla figlia Simona Agnes, giornalista a sua volta. È tuttavia interessante vedere chi frequenti il salotto e dove guardino le sue finestre. La qualificata giuria è presieduta da Gianni Letta, eminenza grigia di Forza Italia nonché grande amico di Agnes, mentre il selezionatore dei premiabili da sottoporre ai ventun giurati – tutti uomini, direttori di testate e opinionisti di vaglia – è Aurelio Regina, membro dell’Aspen Institute Italia, di recente nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Uomo molto vicino a Letta, Regina è il partner italiano di Egon Zehnder International, la società svizzera di cacciatori di teste incaricata di studiare i curriculum da segnalare al ministro dell’Economia e finanza Daniele Franco e al premier Mario Draghi per le imminenti nomine Rai. È nella filiera Letta-Regina che ha preso corpo la candidatura di Simona Agnes, figlia d’arte alla quale non sarà facile dire di no, nonostante il suo curriculum sia prevalentemente incentrato su attività di pubbliche relazioni e di uffici stampa. Ma tant’è, alla vigilia delle scelte definitive, la candidatura alla presidenza della bionda Simona è in forte rialzo. Sebbene sia invece in ribasso il ritorno in Viale Mazzini della transfuga Eleonora «Tinny» Andreatta, pure lei figlia di alto lignaggio, la casella di amministratore delegato sarà verosimilmente riempita da un tecnico di area Pd. Chissà se un interno Rai, come molti auspicano (Paolo Del Brocco, Rai Cinema, Roberto Sergio, Radio Rai), oppure no (Laura Cioli, ex Rcs e Gedi). Se così andasse, con la benedizione del sempre influente Letta zio, in Viale Mazzini si assisterebbe a una miniriedizione del Nazareno in salsa televisiva. E pazienza per le speranze di rilancio della tv pubblica, ex prima azienda culturale del Paese.
La Verità, 15 maggio 2021