Schiavone vorrebbe essere l’Eastwood dei poliziotti

È iniziata la quinta stagione della serie Rocco Schiavone tratta dai romanzi di Antonio Manzini, diretta da Simone Spada e interpretata da Marco Giallini. Il lancio di questi nuovi episodi si è avvalso del fatto che il personaggio del vicequestore trasferito per punizione ad Aosta sarebbe inviso «alla destra». Spesso attizzare una polemica è utile per incrementare l’attenzione e gli ascolti, ma quanto questa sia pretestuosa e creata ad arte lo dice la sua stessa genericità (Rai 2, mercoledì, ore 21,35, share dell’11,8%, 2,2 milioni di telespettatori). Schiavone non piace alla destra. «Ma che, davero?» direbbe il Neri Marcorè diretto da Uolter Veltroni in Quando. Alla destra, ormai entità metafisica come la Spectre, non piacerebbero le canne che il detective si rolla nell’ufficio con vista alpina e il frequente ricorso alla parolaccia nell’intercalare con i colleghi, molti dei quali di origine meridionale. Ognuno recita la propria parte in commedia, ha smorzato i toni lo stesso Giallini, ammettendo che trattandosi della Rai non è del tutto peregrina la critica alla sua etica borderline. Detto questo, se si guardano le serie delle varie piattaforme, «le canne cominciano a farsele in culla». E l’iperbolica osservazione non funga da attenuante.

Nell’episodio intitolato Il viaggio continua il cadavere di un uomo viene ritrovato sul Monte Bianco in territorio italiano, a pochi metri dal confine francese. Il vicequestore, però, si accorge che è stato spostato e così si vede costretto a collaborare nelle indagini con Isobel (Diane Fleuri) della polizia di Chamonix e sua alter ego al femminile. Come nei casi precedenti, sebbene questo citi spannometricamente l’incipit di The Bridge, serie mito del poliziesco nordico, l’intreccio giallo della storia risulta piuttosto secondario. Le attenzioni si concentrano in gran parte sul caratteraccio del protagonista, cinico e indolente, eppure convinto dal questore ad allenare l’improbabile squadra di poliziotti per l’annuale partita contro i magistrati. Sul lato sentimentale, invece, la storia con la giornalista locale (Valeria Solarino) non decolla perché, come gli dice il fantasma della moglie scomparsa con cui continua a dialogare, lui è gravato da troppi pesi. Purtroppo, non bastano la sigaretta esistenziale al posto del sigaro, lo sguardo sguincio e il loden a mo’ di poncho per fare di Schiavone il Clint Eastwood dei poliziotti. Indossato aperto a 3.000 metri sulle Clarks inzuppate, più che sintomo di «spaesamento», di solito è causa di bronco polmoniti. Sarà mica che il malinconico Schiavone è in realtà un superuomo?

 

La Verità, 7 aprile 2023