«Chiudere le scuole per il Ramadan è un atto grave»
L’islamizzazione dell’Europa. Non siamo più di fronte ai sintomi di una tendenza, ma a un processo in pieno svolgimento. Lo pensa Magdi Cristiano Allam, autore di Un miracolo per l’Italia (Casa della civiltà) e uno degli osservatori più puntuali del fenomeno.
Magdi Cristiano Allam, perché quest’anno si parla del Ramadan più che in passato?
«Perché è cresciuta l’islamizzazione dell’Europa. Già negli anni scorsi la fine del Ramadan è diventata un evento. Spesso a quel pranzo hanno partecipato rappresentanti della Chiesa cattolica e dello Stato, vescovi, sindaci e prefetti. Ciò ha costituito una legittimazione dell’islam in un contesto in cui, giuridicamente, l’islam non è una religione riconosciuta dallo Stato italiano».
Perché?
«Perché quando, con Silvio Berlusconi premier, questo riconoscimento poteva avvenire, i rappresentanti delle comunità islamiche non riuscirono a concordare né una delegazione unitaria né un testo condiviso. L’articolo 8 della Costituzione sancisce che le religioni abbiano pari libertà a condizione che il loro ordinamento non contrasti con le leggi dello Stato. Come invece avviene con la sharia che nega la sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna e la libertà di scelta individuale a partire da quella religiosa».
Come valuta il fatto che per l’inizio del Ramadan, il 10 marzo, si sono visti servizi nei programmi di grande ascolto della Rai?
«Anche questo è frutto di un processo che ha subito una forte accelerazione a causa del diffuso odio antiebraico che prende pretesto da quanto sta accadendo a Gaza dopo la strage perpetrata dai terroristi islamici il 7 ottobre. Nel mondo occidentale la maggioranza dell’opinione pubblica è schierata contro quello che, impropriamente, viene definito “genocidio” del popolo palestinese».
Lei dice «impropriamente», ma molti pensano che sia ciò che avviene.
«È una mistificazione gravissima della realtà: il genocidio sottintende una strategia che pianifica l’annientamento di un popolo. L’obiettivo di Israele non è l’eliminazione dei palestinesi, ma la sconfitta di Hamas. Che, purtroppo, usa i civili come scudi umani e le strutture civili come basi militari».
Perché nelle nostre università si è radicata l’intolleranza?
«Il problema delle università in Italia non sono gli studenti, ma i docenti. A fine ottobre un appello contro il genocidio del popolo palestinese ha raccolto 4.000 firme di professori universitari. È un documento che mistifica la realtà storica. A partire dal concepire la Palestina non come un’entità geografica – com’è stata dall’anno 135 quando l’imperatore Adriano, dopo la strage di 580.000 ebrei, decise di sostituire il nome Giudea con Palestina – ma come un vero Stato, ciò che storicamente non è mai stata. I docenti indottrinano gli studenti con queste distorsioni. Nelle università c’è una situazione peggiore di quella degli anni Ottanta quando i fermenti del terrorismo erano limitati a gruppi circoscritti e ai loro “cattivi maestri”. Oggi l’intolleranza antiebraica è prevalente».
È curioso che a David Parenzo e al direttore di Repubblica Maurizio Molinari sia stato impedito di parlare da studenti di quella sinistra sedicente democratica che è la loro area di ferimento?
«Il giorno in cui l’Europa dovesse essere assoggettata a un potere islamico assecondato dalla sinistra globalista e relativista, tutti gli ebrei, a prescindere che propugnino la formula “due popoli, due Stati”, verranno discriminati e perseguitati. Parenzo e Molinari sono favorevoli allo Stato palestinese, ma additandoli come sionisti è stato impedito loro di parlare. È un clima che ricorda quello che precedette le leggi razziali».
Un clima ammantato d’ideologia.
«Che criminalizza Israele, come abbiamo visto con il Tribunale internazionale all’Aia. E vediamo con le esternazioni del segretario generale dell’Onu, António Guterres, e del Commissario per la politica estera europea, Josep Borrell».
In alcune città sono comparse insegne con «Happy Ramadan», ma si sostituisce Buon Natale con Buone feste.
«Queste luminarie a Francoforte, Parigi e Londra dimostrano che l’Europa è sempre più scristianizzata e sempre più islamizzata. Aggiungo che nelle scuole italiane, nel nome della laicità, si impedisce la benedizione pasquale, è successo a Genova, e i dirigenti concedono aule per la preghiera islamica».
Mentre nei suoi social il Pd milanese augura «Ramadan kareem» (che il Ramadam sia generoso), nelle scuole si tolgono i crocifissi.
«Nel 2004, invitato dal presidente Marcello Pera, l’allora cardinale Joseph Ratzinger tenne una lectio magistralis al Senato. In un passaggio disse che l’Occidente odia sé stesso perché è più incline ad assecondare il prossimo che a salvaguardare la propria storia. E fece il caso di come, quando si oltraggia l’islam tutti condannano e si indignano, mentre quando si oltraggia il cristianesimo tutti dicono che va tutelata la libertà di espressione».
Cosa pensa del fatto che un istituto scolastico dell’hinterland milanese chiuderà l’ultimo giorno del Ramadan perché ha studenti al 40% di origine musulmana?
«È un atto gravissimo, fossero state anche percentuali opposte. Il dirigente scolastico che ha preso questa decisione dimentica che siamo in Italia e che le festività nazionali le decide lo Stato sulla base della storia dell’Italia e della storia della cristianità».
Perché propone che lo Stato vieti il digiuno del Ramadan ai bambini musulmani?
«Perché ha il dovere di tutelare la salute soprattutto dei minorenni. La criticità nel digiuno islamico è nel divieto di bere. Non farlo per 12 ore consecutive crea problemi alla salute dei bambini. Si secca la gola, ci si disidrata, si hanno degli stordimenti. Lo certificano le denunce delle maestre e dei dirigenti scolastici».
L’islam impone il digiuno a bambini così piccoli?
«In realtà, li esenta fino alla pubertà, 13 o 14 anni».
Allora perché c’è questo allarme fin dalla scuola elementare?
«Per un eccesso di zelo le famiglie musulmane esigono che anche i bambini di 6 o 7 anni digiunino».
Sono fondamentalisti?
«Certo. Se fossero scaltri, i sedicenti imam sparsi per l’Italia impedirebbero questo digiuno infantile. Però mi auguro che lo Stato intervenga prima».
Come?
«Il ministro dell’Istruzione potrebbe diramare una direttiva dichiarando che i bambini fino alla pubertà o alla maggiore età non possono essere costretti a praticare il digiuno. Lo Stato dovrebbe farlo sulla base delle sue leggi, non sulla base della sharia islamica».
Non sarebbe un’ingerenza su una devozione religiosa?
«No, perché il ministro non farebbe riferimento all’islam, ma alle leggi italiane suffragate da un parere sanitario che documenta che al di sotto di una certa età non si può stare 12 ore consecutive senza bere».
La Verità, 19 marzo 2024