I tesori del Vaticano a misura di telespettatore
Ora, a cose fatte, ci si chiede come mai nessuno aveva pensato prima a una visita alla scoperta delle meraviglie e dei segreti della Città del Vaticano. Si intitolava Viaggio nella Grande bellezza il documentario proposto da Canale 5 e mai titolo è sembrato più adeguato (mercoledì, ore 21,40, share del 12.4%, 2,3 milioni di telespettatori). I 44 ettari del piccolo Stato costituiscono una concentrazione di tesori artistici e architettonici imparagonabile con qualsiasi altro territorio del pianeta. Dunque, la domanda è lecita: perché, avendo a portata di telecamera una realtà tanto straordinaria, nessuno aveva provato a farsi aprire le tante porte delle stanze, dei musei, degli archivi e dei giardini vaticani? Forse la risposta va rintracciata nello sforzo produttivo che la visione di questo speciale documentario, realizzato da Rti in collaborazione con RealLife Television e Vatican media, fa intravedere. E che, per guidare il telespettatore in questo sbalorditivo percorso, ha portato Cesare Bocci a svelarci ogni angolo e ogni anfratto della Santa Sede, dalla Basilica di san Pietro alla Cappella Sistina, luogo dei misteriosi conclavi, dal palazzo Santa Marta, residenza di Francesco, fino a Castel Gandolfo, dove vive Benedetto XVI, dalla cupola eretta da Michelangelo alla tomba di san Pietro, consultando, tra gli altri, il cardinal Angelo Comastri, vicario per la Città del Vaticano, monsignor George Gänswein, prefetto della Casa pontifica, Barbara Jatta, direttore dei Musei vaticani, Andrea Tornielli, direttore del dicastero per la Comunicazione e l’archeologo Umberto Broccoli.
Proprio la scelta di Cesare Bocci, il Mimì Augello del Commissario Montalbano anche conduttore su Tv2000 di Segreti, i misteri della storia, particolarmente assorto davanti alla Deposizione di Caravaggio, suggerisce l’obiettivo che stava a cuore ai dirigenti Mediaset. Non l’illustrazione erudita del critico d’arte, ma l’accostarsi rispettoso della persona comune a tanta bellezza di fronte alla quale, probabilmente, lo sguardo corretto è quello dell’umiltà e dello stupore. Anche con l’inevitabile rischio del ricorso alle iperboli («La piazza più famosa del mondo»; «La chiesa più grande del mondo»; «Un luogo unico che ha in sé tutta la potenza della storia e della bellezza»), pur sempre documentate da fatti e numeri. Un viaggio splendido, con l’unico neo, forse, di una musica un po’ ridondante, che rischiava di appannare una fruizione più profonda di tanta meraviglia. Un viaggio che stimola a intraprenderlo nella realtà.
La Verità, 20 dicembre 2019