Piero non vuol essere un mattone nel muro della tv
È un altro Piero Chiambretti. Tutto un altro, rispetto a quello cui siamo abituati, colui che conduce La tv dei 100 e uno (Canale 5, mercoledì, ore 21,44, share del 12,6% per 1,7 milioni di telespettatori). Del resto, si cambia nel corso della vita. Si evolve, soprattutto se si attraversano situazioni particolarmente complicate, come gli è capitato. A 66 anni, Chiambretti non è più quello del Portalettere o Il laureato, ma nemmeno quello di CR4 – La Repubblica delle donne, dove ha reinventato Iva Zanicchi, Barbara Alberti e Alda D’Eusanio, sdoganato Drusilla Foer e consolidato pure Cristiano Malgioglio (che poi è iconograficamente degenerato). Allora le accuse di trash tv si sprecavano e lui le cavalcava sempre con la sua verve, scanzonata e abrasiva ad un tempo.
Oggi, con la solita squadra di autori interamente confermata (da Romano Frassa a Tiberio Fusco), ha voglia di nuova televisione e lo show imperniato sui bambini è un desiderio che coltivava da tempo. I precedenti non mancano, da Chi ha incastrato Peter Pan a Bravo, bravissimo! fino al recente The Voice Kids, che però è un talent. E neppure mancano i rischi di scadere nel manierismo del genere. Chiambretti riesce in gran parte a evitarli, forte del suo proverbiale registro pierinesco. Non ci sono paternalismo, buonismo e consolazioni varie nel relazionarsi ai kids, ma proprio l’autoironia permette di entrare con profitto nel mondo dei 100 talentuosi che fanno lo show. Il quale è diviso in vari segmenti («I grandi temi dell’umanità», «Il club delle mamme»…), introdotti da citazioni letterarie sul tema perché, alla fine, dev’essere visto anche dal pubblico adulto. L’altra idea è centrifugare l’impertinenza dei piccoli fans con gli adulti, convocati in qualità di maestri della loro materia (Vittorio Sgarbi ha illustrato la storia della Gioconda). Ma anche chiamati a rispondere e difendersi dalle curiosità del parterre. Così, a Sgarbi viene chiesto perché perde spesso la pazienza e si arrabbia. O a Elettra Lamborghini se ha paura d’invecchiare. Domande autoriali, certamente. Niente aiuti in soccorso, invece, nelle brevi esibizioni al pianoforte (un bambino di 5 anni non riesce a indovinare un paio di opere dalle prime note), nella danza, nell’interpretazione di La vie en rose o della sigla iniziale (Another breaking in the wall) eseguita alla chitarra. Giusto per dire che anche questi ragazzini non vogliono essere un altro mattoncino dell’omologazione. Un po’ come prova a fare in punta di piedi questo show, nel muro piuttosto uniforme dei palinsesti tv.
La Verità, 24 marzo 2023