Il verbo green sale sul pulpito con l’ok dei preti

Lo sapevamo già che l’ecologismo estremo è una nuova religione. Ora ne abbiamo un’ulteriore tangibile prova. L’escalation è il verbo green che conquista gli altari, i pulpiti, si sostituisce alle omelie. Non più e non solo l’interruzione della vita civile con i blocchi estemporanei del traffico nelle vie del centro o nelle tangenziali all’ora di punta, come ormai avviene con una frequenza che non può non istigare le brusche reazioni dei comuni cittadini. Non più e non solo l’imbrattamento di monumenti storici e luoghi sacri come avvenuto tre giorni fa, solo per citare il caso più recente, con getti di fango e cacao sulle facciate del Duomo di San Marco a Venezia. Ora siamo all’interruzione della celebrazione della messa solenne durante la quale alcuni giovanotti manifestano e argomentano contro «la crisi climatica». Il salto di qualità è palese. È l’usurpazione del pulpito, l’esproprio ecologista. È l’onda dell’ambientalismo corretto che inizia a scendere dalla scalinata di Piazza San Pietro. Dalle encicliche e dalle esortazioni papali alle chiese sul territorio il passo è breve.

Ora, il fatto desolante è che, anziché fermare la brillante trovata giovanilistica, sacerdoti e celebranti cedono di buon grado il proscenio ai manifestanti nell’unica ora settimanale dedicata al rito. Prego, accomodatevi. E gli attivisti dei gruppi ambientalisti, confusi tra i fedeli, si alzano per inscenare i loro sit-in per la «Casa che brucia», come ammonisce Greta Thunberg. Nell’ultima settimana è già successo due volte e, secondo l’antica legge, non tarderà ad aggiungersi la terza. E poi?

L’altro ieri, festa dell’Immacolata dedicata alla Madonna, durante la funzione religiosa curata dai Vigili del fuoco nella chiesa del Pantheon di Roma, dopo il segno della pace tre militanti di Ultima generazione si sono piazzati davanti all’altare esponendo manifesti con lo slogan: «Soldi per la vita, non alla guerra». Facendo seguire la rivendicazione per il clima: «Alluvioni incendi siccità uccidono». Lo stupore si è insinuato tra i presenti allorché, invece di mettere a tacere i militanti, dicendo loro che l’attenzione verso l’emergenza climatica è già molto diffusa e avvolgente tutti i giorni della settimana, il celebrante, monsignor Alberto Frigerio, li ha accolti di buon grado consentendo loro di sostare presso l’altare con gli striscioni anche durante la distribuzione dell’Eucaristia: «Ringrazio anche i nostri amici con i cartelli. Siamo dalla stessa parte. Forse siamo meno irrequieti, ma anche noi preghiamo per la pace», ha detto il sacerdote al termine della messa, dopo aver effettuato la benedizione e la premiazione dei Vigili del fuoco. Non pochi dei quali si sono allontanati perplessi.

Domenica scorsa qualcosa di simile era avvenuto nel Duomo di Torino, durante la messa celebrata da monsignor Roberto Repole. Qui la dimostrazione ha avuto caratteri diversi. La sigla protagonista era Extintion rebellion. Al termine della proclamazione del vangelo, prima dell’inizio dell’omelia dell’arcivescovo, una ragazza si è alzata in piedi iniziando a leggere brani dall’enciclica Laudato si’, seguita da altre due lettrici che hanno attinto all’esortazione Laudate Deum diffusa da papa Francesco in apertura del Sinodo sulla sinodalità. La performance si è conclusa con altri brani tratti dall’intervento scritto da Bergoglio per la Cop28 e letto dal segretario di Stato, cardinale Paolo Parolin, appositamente inviato a Dubai, nei quali il pontefice invita i governi a interrompere i finanziamenti alle guerre e le devastazioni ambientali e a prendere accordi «efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili». Anche in questo caso, tra lo sconcerto dei presenti, i militanti hanno potuto inscenare la loro esibizione, solamente sollecitati a concludere da monsignor Repole per far terminare la messa, un momento che «dev’essere rispettato soprattutto da chi fa professione di voler operare nel rispetto di tutti». Solo a cose avvenute, il cardinale ha precisato di avere «grande stima per chi si mobilita a difesa del creato e accoglie gli appelli di papa Francesco. Apprezzo l’impegno delle attiviste di Extintion rebellion, ma mi è dispiaciuto che abbiano ritenuto di prendere la parola in Duomo senza prima volermene parlare». Fortunatamente, l’arcivescovo ha almeno sottolineato che «a messa si prega spesso per la salvaguardia della pace e del creato, ma la celebrazione eucaristica non è un momento idoneo a ospitare interventi pubblici». Tuttavia, l’arrendevolezza con cui si consentono questi sit-in rimane scoraggiante. Forse in ossequio all’inclusione e a un falso concetto di dialogo, non c’è nessuno che si alzi e inviti i militanti ad attendere i fedeli al termine della celebrazione per sensibilizzarli alla loro causa sul sagrato della chiesa. Del resto, se, come si legge nella Laudate Deum, a certe azioni provocatorie dei movimenti ambientalisti viene concessa una certa legittimità perché «occupano un vuoto della società nel suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta a ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli», c’è poco da meravigliarsi.

La nuova religione dell’ecologismo corretto scala i gradini e conquista i luoghi sacri.