«Cara Egonu, Vannacci non dice nulla d’offensivo»

Buongiorno Sylvie Lubamba, l’ha chiamata il generale Roberto Vannacci?

«Non ancora».

Ma vi siete scambiati i contatti.

«È appena una settimana che ci siamo conosciuti».

Spera davvero di fargli da portavoce?

«Perché no? Sebbene i media stiano cercando di trasformare un incontro tra due persone affini in un flirt».

Invece lei vorrebbe entrare nel suo staff?

«Mi piacerebbe. Le persone vanno conosciute prima di giudicarle e Vannacci l’ho ascoltato tre ore senza perdere la concentrazione, il che depone a favore della sua ascesa politica. Di solito, quando vado a un incontro pubblico, dopo un quarto d’ora la mia mente viaggia altrove e mi metto a rispondere ai messaggi arretrati. Con Vannacci non è successo».

Miracoloso, il generale.

«Mi succede anche con Vittorio Sgarbi e Morgan. Li ascolterei per ore. La comunicazione è importante, saper catturare l’attenzione dei presenti è una dote che hanno pochi politici. Li manderei tutti a scuola di comunicazione da Sgarbi, Vannacci e Morgan».

È andata alla presentazione del Mondo al contrario che immagino non abbia letto, ma l’autore l’ha conquistata?

«Ho letto solo alcuni stralci e anticipazioni. Mi aveva colpito il passaggio su Paola Egonu che è italiana pur non avendone i tratti somatici. Come me».

Ci è andata per metterla in fuori gioco dopo che lo ha denunciato per istigazione all’odio?

«Proprio per metterla “fuori gioco”, non so se ci sono riuscita. Paola potrebbe essere mia figlia, perciò la invito amorevolmente a leggere meglio e a comprendere il significato della frase».

Cioè che nei suoi tratti non si riconoscono origini italiane.

«Noi apparteniamo alla razza negroide, non siamo caucasici. È talmente palese che non c’è da offendersi».

Razza negroide si può dire?

«Sì, o razza africana».

Negroidi deriva da negro che è vietato.

«Ma è italiano corretto».

Clint Eastwood lo usa nei suoi film.

«È un attore che non seguo».

Troppo vecchio?

(ride) «In Italia, il conformismo ci impedisce di parlare di negri. Ma il mio invito alla Egonu è a non farsi strumentalizzare perché è tutt’altro che stupida. So che le sensibilità sono diverse. Noi negri ci siamo sempre sentiti dire che non siamo uguali, perciò certe parole feriscono. Lei si è sentita offesa da quella frase e ha denunciato il generale, ma il giudice ha archiviato la denuncia».

Vannacci è stato contestato anche perché ha raccontato che da bambino toccava la mano di un coetaneo nero per capire se la sua pelle era diversa.

«È successo anche a me alle elementari, dov’ero l’unica negra. Mi toccavano la manina o il braccio. Invece, alle medie e alle superiori il sedere o il seno».

E non reagiva?

«Certo che sì. Come fanno le femminucce: “Ma che fai, cosa stai facendo?”».

Non andava dai professori?

«Non ero una spiona, me la vedevo da sola. Anche perché era una cosa talmente fugace…».

Da Vannacci è andata per farsi un po’ di pubblicità?

«Forse sì. Il mio intento era conoscerlo e confrontarmi con lui. Immaginavo che la mia presenza non sarebbe passato inosservata, anche perché, come a scuola, ero l’unica negra».

Anche al concorso di Miss Italia lo era.

«Ho fatto da apripista. Quattro anni dopo vinse Denny Méndez che ho ritrovato in seguito nel reality La Talpa condotto da Paola Perego su Italia 1».

Ha ragione David Parenzo a dire che è una «simpaticissima svalvolata»?

«Sì, però scriviamolo molto virgolettato. Non ho mai creato problemi al mio prossimo né alle carriere delle persone che frequento nell’ambiente della politica, della finanza. E anche dell’esercito, adesso».

Che cosa le piace del generale?

«Il suo eloquio, ha un lessico e una grammatica impeccabili. E come affronta i dibattiti, botta e risposta. Non tutto è condivisibile, ma bisogna riconoscergli un eloquio sofisticato e aulico».

Però. Credevo subisse il fascino della divisa e dei concetti virili.

«Ci stavo arrivando. È affascinante. Questo insieme di cose lo rende un uomo estremamente attraente».

Auspica che si candidi alle Europee?

«Auspico che faccia la scelta che lo porti a crescere come uomo di potere. Per me ha tutte le caratteristiche per entrare in politica meglio di tanti che già ci sono».

Se si candiderà andrà a votare altrimenti no?

«Non avevo intenzione di farlo, ma se si candidasse lo voterei e, dopo tanti anni, farei il mio dovere di cittadina italiana».

Di solito va alle presentazioni di libri?

«A volte, ma la mia presenza alla presentazione di quello di Ilary Blasi non ha destato questo scalpore. E nemmeno a quello di Gerry Scotti o di Rita dalla Chiesa». (ride sonoramente)

Per presenziare da Vannacci ha pagato 30 euro per l’ingresso?

«No, ero ospite».

Di chi?

«Di Mirko Gargiulo, il fotografo titolare dello showroom molto raffinato dove si è svolto l’evento».

Che cosa le piace e che cosa non le piace dei politici italiani?

«Della maggior parte non mi piace proprio l’incapacità di catturare l’attenzione. Meno male che abbiamo un premier che non è così».

Invece, una cosa che le piace?

«Il fatto che ricoprono ruoli di potere, uno status che mi ha sempre affascinata. Poi bisogna conoscere le singole persone, come in passato mi è accaduto».

Mi svela qualche frequentazione importante?

«Mi sarebbe piaciuto averne. Il rapporto di amicizia non è mai sfociato in rapporto professionale, forse per una forma di pregiudizio».

Di tipo razziale?

«No. Se una persona ha qualche piccolo muro, appena mi conosce cade subito. Un freno può sussistere perché sono una donna intraprendente e allegra e magari si preferisce una collaboratrice più sobria e meno appariscente. È un peccato… Ha visto cos’è accaduto a Luca Morisi, il portavoce e social media manager di Matteo Salvini. Era bravo e capace, io l’avrei tenuto. Ognuno nella vita privata può fare quello che vuole».

I politici temono che la sua presenza li metta in ombra?

«A Markette su La7 Piero Chiambretti mi chiedeva sempre: “Signora Lubamba lei è scura e oscura?”. Forse aveva ragione».

Attualmente cosa sta facendo?

«Lavoro in radio da quattro anni. Sono innamorata della radio, ma il primo amore rimane la tv».

Che radio è e che programma conduce?

«Il programma s’intitola Spaghetti e gossip e va in onda tutti i venerdì dalle 20 alle 22, su TOradio».

Un partner con cui vorrebbe lavorare?

«Non nego che mi piacerebbe tornare a creare la sinergia indimenticabile che c’era con Chiambretti. Quando vado al supermercato o in tram mi chiedono spesso quando si riformerà la coppia».

Poi ha lavorato con Mario Giordano a Lucignolo.

«Stavo benissimo anche con lui. Facevo l’inviata d’assalto, la provocatrice senza pietà, ruolo perfetto per me». (ride di gusto)

La tv oggi si fa con gli agenti, lei ce l’ha?

«Ho l’ufficio stampa, non sempre basta».

Con la giustizia italiana è tutto a posto?

«Sono passati dieci anni dall’arresto e sette dalla scarcerazione. Tutto abbondantemente superato».

Tutto iniziò per delle carte di credito false?

«Dobbiamo parlarne ancora?».

Come ricorda il momento di quando, detenuta a Rebibbia, durante la Messa in Cena domini, papa Francesco le lavò i piedi?

«Era giovedì santo, 2 aprile 2015, una data indimenticabile per me. Sebbene siano passati nove anni sono ancora incredula di aver avuto un contatto così intimo con uno degli uomini più potenti del mondo come papa Francesco. Gli ho dedicato un capitolo nel mio libro (Lubamba. La mia libertà oltre lo sbaglio e le sbarre ndr)».

Cosa scrive in questo capitolo?

«Racconto le emozioni e lo scambio di sguardi tra me e lui, anche perché non c’è stato un dialogo. Era una funzione religiosa, terminata la quale il Papa è andato via. Però nel suo sguardo ho percepito l’incoraggiamento di un papà che dice alla figlia di non rinunciare ai suoi progetti e che si può ricominciare. In fondo, la Pasqua è il giorno in cui tutto si azzera e ricomincia».

Che esperienza è stata il carcere?

«Faticosa e molto brutta. Ma sopportabile. Ho scelto la via del perdono e non del rancore. Ho seguito lo studio biblico, dedicandomi anche alla preghiera e seguendo gli insegnamenti suggeriti dalla Bibbia. Quando sono finita a Rebibbia mi ero rassegnata a dimenticare il mondo dello spettacolo. Invece, la visita del Papa mi ha spinto a rimettermi in gioco. Ho scritto il libro e l’ho presentato in tutta Italia».

Hanno tolto anche a lei il reddito di cittadinanza?

«Dal primo gennaio 2024».

Va avanti bene lo stesso?

«Diciamo di sì. Era una boccata d’aria».

Adesso ha l’orgoglio di essere indipendente?

«Avevo i requisiti per chiederlo».

Ma ora è contenta di farcela da sola?

«Il reddito mi permetteva anche di dare una mano alla mia numerosa famiglia. Ho fatto dieci puntate ospite di Barbara D’Urso a spiegare tutto, perché mi attaccavano…».

Cosa pensa del fatto che a Barbara d’Urso non è stato rinnovato il contratto a Mediaset?

«In passato è successo anche ad Antonella Clerici, ad Alessia Marcuzzi, a Nicola Savino… Il mondo dello spettacolo è tanto bello quanto precario. Un giorno ci sei, il giorno dopo no».

Cos’ha fatto per la Giornata della donna?

«Ho partecipato al convegno alla Camera dei deputati sulla sindrome Pandas (Pediatric autoimmune neuropsychiatric disorders associated with streptococcus infections ndr), una malattia rara autoimmune. Si è parlato dell’esperienza di Nicole Minardi, con parecchie personalità ed esperti».

Il patriarcato è ancora difficile da sconfiggere?

«La strada è lunga».

Come si manifesta?

«È intrinseco nell’educazione famigliare. Nel mio Paese di origine è ancora peggio. Si parla di genitore 1 e genitore 2, una cosa assurda. Il genitore 1 è sempre il padre e moglie e figli devono obbedire».

Se si continuasse a scrivere padre e madre sarebbe tutto più semplice?

«Forse. Le quote rosa in politica e magistratura qualcosa stanno facendo. Ma un giorno sì e uno no viene uccisa una donna».

In molti casi i femminicidi avvengono quando la donna decide di lasciare il compagno che non lo accetta e ricorre alla violenza. Questo è un uomo forte o debole?

«È un padrone fragile».

E della mascolinità tossica cosa pensa?

«Cos’è? In Italia, a Firenze e a Milano, tutta questa mascolinità opprimente non l’ho subita. Forse sono stata fortunata».

A cena con Matteo Salvini o Giuseppe Conte?

«Con Conte che non conosco, ma so che quando insegnava all’università di Firenze era molto amato dalle sue alunne».

Con Massimo Giletti o Marco Travaglio?

«Con Travaglio perché è un altro che cattura l’attenzione e quando lo vedo nei talk show mi soffermo».

Un compagno vero se lo troverà o resterà una simpaticissima svalvolata?

«Auspico di trovare un compagno fisso con il quale formare un giorno una famiglia».

 

La Verità, 9 marzo 2024