L’Assedio della Bignardi nasce e muore nei social

Primo ospite il sindaco di Milano Beppe Sala, con L’Assedio, programma diverso nel titolo ma clone dei precedenti Le invasioni barbariche e L’era glaciale, mercoledì sera è tornata in tv Daria Bignardi. Lo ha fatto dai canali di Discovery (Nove, Real Time e altri) con un ascolto in simulcast di 598.000 telespettatori (2.8% di share totale, 1.4% su Nove). Dunque, Beppe Sala: per un suo seguace sui social, «il politico italiano più cool». «A lei piace essere cool?», chiede Bignardi. Risposta: «Sinceramente? Ma sì, va…». «Questo è il vero clima dell’Assedio», esulta la conduttrice.

Il vero clima dell’Assedio è il medesimo dei programmi clonati: salottino manierato dei migliori, bon ton ad uso delle élite della gente che piace, punteggiato dalla risatina compiaciuta o dalle sopracciglia aggrottate della padrona di casa. Con un paio di accentuazioni dovute all’ultimo aggiornamento del politicamente corretto, come la citazione più ossessiva del numero di follower che l’ospite può vantare. Post e cinguettii vari sono infatti la fonte regina delle domande oltre che al sindaco di Milano, anche a Luciana Littizzetto, al rapper Massimo Pericolo eccetera. Non solo, i social sono anche il luogo della critica finale perché due osservatori, una scrittrice e un giornalista, inviano un commentino all’intervista via WhatsApp. Così il cerchio si chiude: l’intervista nasce dai social e va a morire nei social. Che bello. Per il resto, l’uso di giornalisti e scrittori molto cool è un must del vero clima dell’Assedio. Per dire: alla presentazione romana del libro di Giulia De Lellis, influencer da milioni di follower, non si poteva che mandare un altro scrittore (Stefano Sgambati), perché non chiamarlo storyteller?

Il secondo ospite della puntata è Giorgia Linardi, portavoce di Sea watch, presentata come «una delle donne più attaccate d’Italia». In questo caso, citati i tweet degli haters più truci, entra in campo il secondo aggiornamento del politicamente corretto: l’accoglienza senza se e senza ma. Con lo scoop finale: la presenza in studio di Anna Duong, rifugiata politica scappata su un boat people nel 1979 dal Vietnam comunista e salvata, insieme ad altre migliaia di persone, dalle navi della Marina militare partite appositamente dall’Italia. Qui però si abbandona il mood cool del format mainstream e si va dritti sull’ideologia, anch’essa mainstream, stabilendo la sovrapposizione tra rifugiati politici di 40 anni fa e disperati di oggi. Sovrapposizione indebita perché solo in parte i migranti attuali fuggono da un Paese in guerra come la Libia. Ma questo è il vero clima dell’Assedio. Di chi e a chi?

 

La Verità, 18 ottobre 2019