Talento e regolatezza, il tennis di Sinner «è futuro»
Adesso comincia la nuova vita. Già da stasera. In campo contro Holger Rune. Bad boy della next gen. Comincia la nuova vita del good boy Jannik Sinner. Per avere un’altra conferma che è now gen. Finalmente, al quarto tentativo, ha rotto il tabù del Djoker, imbattibile numero 1. Sarà lui quello del futuro, come recita in un martellante spot pubblicitario? Servono nuove vittorie. Nuovi chiodi ben piantati nella parete verso la vetta. Qualcosa si potrebbe capire già in serata, quando in palio ci sarà la qualificazione per le semifinali del Master Atp di Torino, il torneo tra coloro che hanno totalizzato più punti nel corso della stagione. Lo strafottente ventenne danese ora allenato da Boris Becker sarà molto riposato, reduce com’è da una partita durata solo tre games a causa del ritiro di Stefanos Tsitsipas. Tutt’altra storia il match epico di oltre tre ore contro Novak Djokovic, ben raccontato su Sky da Elena Pero e Paolo Bertolucci, di gran lunga la coppia di commentatori più affiatata e competente di tennis (ben coadiuvata da Ivan Ljubicic e Paolo Lorenzi).
Per il campione di Sesto Pusteria, era la madre di tutte le partite. Diventerà la matrice della nuova vita? L’esame di laurea finalmente superato. Solido, autorevole, convincente, il nuovo Sinner non si è deconcentrato nemmeno quando il campione serbo ha tentato di allentare la tensione con qualche arma di distrazione extra campo. La polemica per il tifo del pubblico schierato con l’efebico Capel di carota. La contestazione dell’arbitro per la mancata chiamata di un let. Imperturbabile Sinner. La forza mentale, la concentrazione, la capacità di reazione e di non scoraggiarsi nei momenti difficili sono le sue doti migliori. La testa, insomma, prima ancora dei colpi. Lo ha sempre dimostrato e lo si è visto anche l’altra sera sul 3-2 per Nole, quando ha cancellato un’insidiosa palla break con un ace a 207 km/h. Un fatto che da qualche tempo si ripete con maggior frequenza. Oltre a dargli più punti facili, riducendo il carico di fatica complessivo di ogni match, ora il servizio lo tira fuori anche dai momenti difficili. Ci vogliono freddezza e fiducia. Il servizio è il colpo nel quale ultimamente è migliorato di più, seconda palla compresa. Darren Cahill, il coach che da un anno e mezzo si è aggiunto a Simone Vagnozzi e Umberto Ferrara nel team dell’altoatesino, l’ha sempre detto: la forza di un giocatore si misura dalla qualità della seconda di servizio. Detto fatto. La battuta è il primo mattone della casa. Il colpo della fiducia e della sicurezza su cui sono nati i successi di questo scorcio di 2023 in cui ha battuto per la prima volta sia Daniil Medvedev che, appunto, Djokovic. Il nuovo Sinner è spuntato al torneo di Pechino di fine settembre, dove ha sconfitto prima il numero 2 Carlos Alcaraz e poi, in finale, il russo numero 3 (conquistando a sua volta la quarta casella del ranking). Vittoria confermata qualche settimana dopo a Vienna.
È in quest’autunno che Sinner ha fatto il salto di qualità, speriamo definitivo. Non c’è più traccia del giocatore che aveva frequenti problemi fisici, più volte costretto al ritiro per infiammazioni all’anca o per le vesciche ai piedi. Nemmeno si registrano più quei «passaggi a vuoto» che lo sconnettevano per qualche momento dalla partita. Pause di qualche minuto che gli facevano infilare serie di errori che lo obbligavano a faticosi recuperi. Equilibrio, solidità, autocontrollo sono tratti altoatesini. Come l’innato understatement. Dotazioni che lo differenziano dagli altri pretendenti alla successione del Djoker. L’esuberante Alcaraz, dotato di un talento tanto vario quanto complicato da gestire, il predestinato per gran parte degli addetti ai lavori. L’arrogante e altrettanto talentuoso Rune, portato ad andare sopra le righe. Il potente e promettente Ben Shelton, forse ancora un po’ acerbo. Sinner è un altro animale, un altro esemplare. Disciplinato, sereno, tutt’altro che privo di emozioni, ma in grado di gestirle. I geni contano. Il pubblico non solo di Torino se n’è accorto e se n’è innamorato. «We are all Sinners» (siamo tutti peccatori ndr), recitava un cartello sulle tribune del Pala Alpitour, durante il match dell’altra sera. «Non esiste cosa più bella che battere il numero 1 al mondo. Sono riuscito a giocare i punti più importanti nel modo migliore. Con voi – rivolto al pubblico – abbiamo vinto insieme», ha detto a caldo dopo la partita.
Gli screzi di qualche settimana fa per non aver risposto alla convocazione per la Coppa Davis sono archiviati. Sinner è un atleta e un tennista diverso. Talento e regolatezza. C’è il tipo di giocatore che sfodera spesso i colpi più spettacolari, ma alla fine la partita la vince l’avversario – di esempi ne abbiamo. E poi c’è Capel di carota, uno capace sia di giocare in difesa a un ritmo unico sia, quando serve, di ricamare. «Right energy» lo ha incoraggiato da bordo campo Cahill in un momento delicato della partita con il Djoker. Di energia giusta, positiva, avrà bisogno anche stasera contro quel demonio di Rune. Per capire ancora di più se lui, Jannik Sinner, è futuro.
La Verità, 16 novembre 2023