… E Bianca Berlinguer fa il pieno di ascolti
Un altro piccolo segnale contro Renzi. Un indizio, niente più. Ma fastidioso come un’ape nell’ascensore: la campagna referendaria è in salita, come documentano i sondaggi. #Cartabianca di Bianca Berlinguer, il programma meno amato dal premier e più contrastato dalla direzione di Rai 3, ha fatto il pieno di ascolti: 9,72 per cento di share con 1,4 milioni di telespettatori (e quasi tre milioni di contatti). È solo la prima puntata, presto per tirare conclusioni definitive. Però, se si vuol farsi un’idea al netto delle cautele avanzate qualche giorno fa su queste colonne da Antonello Piroso, si può dire che i buoni ascolti del programma inaugurato dall’ex direttrice del Tg3 non sono musica per le orecchie del premier. Cioè, sono musica stridente con l’ottimismo da vittoria referendaria. E sono pure una discreta stonatura nel palinsesto della Terza rete Rai. Dove le creature bignardiane come Gianluca Semprini (Politics – Tutto è politica) e Asia Argento (Amore criminale) floppeggiano, mentre Berlinguer vince e convince.
Qualche giorno fa, alla conferenza stampa di presentazione del programma, Daria Bignardi aveva recitato da direttrice convinta e motivante, elogiando la giornalista, «brava a mettersi in gioco», per questa nuova «sfida», «scommessa», «avventura». Son queste le parole più gettonate in simili circostanze. Anzi, la parolina magica di solito è «esperimento» (se va bene siamo stati bravi, se va male stiamo sperimentando…). Tanto che la stessa Berlinguer aveva dichiarato di «mettere le mani avanti», temendo il flop in agguato per un talk show piazzato nel tardo pomeriggio, prima del telegiornale dal quale, peraltro, la stessa Berlinguer era stata traumaticamente detronizzata.
Consapevolissima del rischio, e pure per esorcizzarlo, la giornalista ha invitato nella puntata d’esordio Renzo Arbore, uno dei padri fondatori, e soprattutto uno che cantava Vengo dopo il tiggi nella sigla finale del memorabile Indietro tutta!. Che cosa dobbiamo fare noi che invece veniamo prima del tg, per avere buoni ascolti?, gli ha chiesto la conduttrice. «Bisogna inseguire la doppia lettura, accontentare il gusto sia del pubblico colto che di quello meno esigente», ha rivelato Arbore nei panni del guru. Come che sia, il programma più osteggiato, rinviato e tollerato dall’intera filiera politico-mediatica renziana ha fatto il pieno. Smacco doppio o anche triplo, se si ricordano le quotidiane invettive scagliate da Michele Anzaldi sull’ex direttrice del Tg3, il successivo siluramento a causa della mancata acquiescenza alla linea del Nazareno e l’ostruzionismo di Viale Mazzini a concedere carta bianca alla giornalista. Ostruzionismo confermato dalla scomparsa del promesso programma di seconda serata sempre a conduzione Berlinguer. Detto ciò, alla fine, ci si può accontentare della buona audience della #Cartabianca tardopomeridiana. Un programma nelle cui vene scorre un senso di privazione («Vi sembrerà strano che sia io a dirlo ma mi ci abituerò: linea al tg»). E il peso della carriera di Berlinguer nel convocare ospiti importanti (Ezio Mauro, Arbore, Carlo Freccero) e connettersi con le firme della rete (la redazione di Blob). E un programma dal quale il premier si tiene alla larga, come s’è visto quando l’inviato Gabriele Corsi ha provato ad avvicinarlo alla Leopolda, ottenendo la promessa di un «dopo, dopo» che non è mai arrivato.
Un indizio fastidioso, dunque, la buona audience del programma meno renziano della Rai. Un indizio che va ad aggiungersi all’altro, di qualche giorno fa, quando il premier perse il confronto con il grillino Luigi Di Maio, contemporaneamente in onda a DiMartedì (La7) mentre lui imperversava nello studio di Politics. Certo, due indizi non fanno ancora una prova; pure Geo, predecessore di #Cartabianca, faceva buoni ascolti. Però, intanto, l’ape è lì. E ronza, molesta, nell’ascensore della lunga campagna referendaria…
La Verità, 9 novembre 2016